venerdì 9 ottobre 2009

Rigassificatore, saranno i cittadini ad esprimersi sul nuovo impianto

I consiglieri provinciali hanno chiesto l'indizione del referendum
Dal Quotidiano di Sicilia del 14 dicembre 2007 - Provincia di Agrigento


Diciannove consiglieri su 35, così come previsto dallo Statuto della Provincia di Agrigento, hanno presentato una richiesta di indizione di referendum consultivo che vedrebbe impegnate le popolazioni dei comuni di Porto Empedocle, Agrigento e Realmonte sulla realizzazione del rigassificatore nel territorio di questi Comuni. Ma c'è anche chi chiede di allargare il bacino territoriale per coinvolgere anche i cittadini di altri comuni, come Palma di Montechiaro, Licata, Ribera e Sciacca, sul referendum sulla costruzione del rigassificatore a Porto Empedocle. 
A chiederlo sono l'assessore provinciale ai Lavori pubblici Cannelo D'Angelo, il quale ritiene «Che la  costruzione del rigassificatore possa creare danni anche all'immagine turistica delle località della provincia», ed il consigliere Rolando Montalbano che chiede di estendere la consultazione anche ai comuni di Sciacca e Ribera. «Tutto ciò - spiega Montalbano - nell'incontrovertibile valutazione che la costa agrigentina non è recintabile, ma diventa un unicum e che un intervento come l'installazione di un rigassificatore pregiudicherebbe anche lo sviluppo turistico di questi comuni rivieraschi».
La proposta segue la seduta straordinaria del Consiglio provinciale, convocata dal presidente Francesco Giambalvo, su richiesta dei consiglieri Renato Bruno e Franco Tuttolomondo, seduta che ha visto la partecipazione del responsabile delle relazioni esterne dell'Enel Massimo Bruno, dell'amministratore delegato di Nuove Energie Giuseppe Luzzio e, ancora, del sindaco di Porto Empedocle Calogero Firetto, del presidente della della Confmdustria agrigentina Giuseppe Catanzaro, del presidente della Camera di Commercio, dei rappresentanti dell'Ente Parco e di alcuni comitati.

Molto vivace il dibattito che ha visto contrapposte le due differenti posizioni del "sì" e del "no". Anche all'interno del Consiglio provinciale si sono espressi dubbi sull' effettiva ricaduta occupazionale dell 'impianto e sugli impatti ambientali che al momento non sono stati chIanti del tutto, ma anche posizioni favorevoli, come quella del consigliere Carmelo Castiglione (Udc) che ritiene discutibili le potenzialità del turismo e dell'agricoltura per lo sviluppo locale.
Tra gli intervenuti, Caterina Busetta dell'Ente Parco archeologico ha espresso la seria preoccupazione che il rigassificatore comporterebbe la cancellazione della Valle dei Templi dall'elenco dei Patrimoni dell'Umanità.
Il presidente della Provincia, Vincenzo Fontana, ha ribadito le sue perplessità sul progetto, ma al tempo stesso ha auspicato che ai cittadini venga data la possibilità di decidere sul loro futuro attraverso uno strumento democratico.
Paolo Picone

Lettera al Sindaco di Agrigento, Avv. Marco Zambuto

Ill.mo Dott. Marco Zambuto

Sindaco della Città di Agrigento

Palazzo di Città

Piazza Pirandello

92100 Agrigento

Illustre Sindaco,

dietro l’angolo – anche per le Città di Agrigento e Porto Empedocle e, probabilmente, per tutto l’hinterland – potrebbe esserci un formidabile regalo.

Si moltiplicano, infatti, gli esperti che annunciano una accelerazione del boom del Mediterraneo sia per il traffico di merci che per gli enormi flussi di turismo del quale si avvantaggerà ovviamente chi per il gioco dei destini vi si trova geograficamente collocato.

Proprio mentre si segnalano queste eccezionali opportunità bisogna, tuttavia, sottolineare che esistono almeno due pericoli: le scelte insensate e l’inerzia.

E’ evidente che la Città di Agrigento e l’area metropolitana in fieri posseggano tutte le condizioni ambientali per raccogliere successi e “per volare” a patto che i programmi di sviluppo siano compatibili con la domanda del prodotto Agrigento – Sicilia.

Il “mercato” oggi più che mai – in presenza di sistemi globali e ipercompetitivi – richiede professionalità ed organizzazione dell’offerta.

Per competere è necessario creare un circolo virtuoso per il quale sono indispensabili da un lato le infrastrutture materiali e dall’altro le infrastrutture sociali: il capitale umano che costituisce il valore aggiunto per competere.

Pertanto – dato l’impegno che prevedono obiettivi così importanti - la classe dirigente e la città nel suo complesso non possono, ancora, limitarsi ad essere, prevalentemente, spettatori o peggio connotarsi per decisioni “in controtendenza”.

Il secondo pericolo è tutto interno e dipende dal vischioso clima politico e dall’inerzia che può derivarne. Tutto ciò è superfluo sottolinearlo: non giova allo sviluppo!

Nonostante le recenti polemiche che hanno caratterizzato il clima elettorale e il dibattito che ne è seguito ad elezioni concluse, nonostante la città abbia chiaramente fatto capire che si attende dai politici - siano essi al governo che all’opposizione - senso di responsabilità piuttosto che i noti comportamenti: il programma per la città stenta a farsi strada per evidenti ragioni.

A questo punto è urgente tentare di riflettere sul passato per costruire un futuro più dignitoso, per dare risposte agli annosi ed irrisolti problemi, per dare risposte alle imprese che operano in un territorio a ritardo di sviluppo che non consente, ad oggi, di operare con le stesse opportunità che offrono aree più evolute, presenti anche in Sicilia.

Esiste inoltre, l’obbligo di ricordare a chi ha responsabilità politica che la città si sta giocando un’occasione irripetibile per: dare una spallata allo stato di inerzia e una bella spinta alla crescita.

A tale proposito, presso la sede di Confimpresa Euromed si è svolto l’incontro – promosso dal Consiglio di Amministrazione – al quale hanno preso parte le associazioni e le federazioni che rappresentano le imprese, i delegati del settore turismo e ambiente e i rappresentanti dei sindacati firmatari del contratto collettivo nazionale per il turismo, nonché rappresentanti delle associazioni dei consumatori, cittadini, osservatori.

Dopo un articolato e significativo dibattito, che ha registrato interesse e condivisione da parte di tutti i presenti, si è proceduto alla predisposizione di un protocollo d’intesa, diretto a stimolare il dibattito con i rappresentanti delle Istituzioni, del Ceto Politico, del mondo associazionistico e, possibilmente, a creare un tavolo di lavoro (vedi Tavolo permanente per il Sud) attorno alle questioni connesse ai programmi di sviluppo. Lo scopo del documento condiviso dai rappresentanti delle imprese e dai cosiddetti stakeholders, è quello di partecipare attivamente alla programmazione e alle scelte che la classe dirigente dovrà operare in vista dell’imminente agenda politica.

Il dibattito ha registrato interventi volti ad accendere i riflettori sulle tematiche inerenti l’analisi del territorio e delle sue naturali vocazioni a partire dall’agricoltura di qualità e dal turismo e ovviamente dal formidabile patrimonio archeologico ed ambientale.

D’altro canto i tavoli di concertazione previsti dalle norme di finanza negoziata (Contratti di Programma, Pit, Pir e, in ultimo, Piani Strategici) hanno individuato quali trainanti i predetti settori concentrando attorno ad essi misure e risorse del POR Sicilia.

I Piani Strategici, in quanto strumenti di democrazia partecipativa (attraverso i quali le Città di: Agrigento, Porto Empedocle, Favara, Aragona, Raffadali e Siculiana sono chiamate a costruire il proprio futuro, definendo il disegno politico dello sviluppo in una prospettiva di medio - lungo termine) hanno il fine di individuare la mission del territorio e, possibilmente, di renderlo interessante per gli investitori..

Peraltro è ormai opinione diffusa che tutti i soggetti presenti nel territorio - portatori di specifici interessi - hanno il compito di contribuire ad elaborare gli indirizzi di programmazione economica e di pianificazione territoriale di carattere integrato.

Nel senso di puntare a valorizzare gli effetti che derivano dalla messa in rete delle diverse politiche: qualità della vita, formazione, turismo, beni culturali ed ambientali, agroalimentare di qualità, per definire un modello condiviso di sviluppo.

Mentre i soggetti in campo nelle città - che compongono di fatto un’area metropolitana – tentano di muoversi in una direzione moderna efficace e, soprattutto, condivisa: a quanto pare qualcuno - in totale “solitudine” - opera scelte ostili allo sviluppo e prive di qualsiasi possibilità di remunerazione per il territorio. È in quest’ottica che i presenti, dopo l’analisi dei punti di forza hanno proceduto alla valutazione dei punti di debolezza, tra i quali è esploso quello relativo al recente nulla osta rilasciato dagli organi preposti per la collocazione dell’impianto di “rigassificazione” nell’area contigua al Porto di Porto Empedocle.

A tale proposito si sono chiesti i presenti: se corrispondono al vero le voci che si riferiscono all’approvazione del progetto da parte della Commissione Regionale preposta e, in tale ipotesi, come si possa giustificare un insediamento così improponibile alla luce delle tanto declamate “vocazioni”. Si sono chiesti soprattutto come sarà possibile dare risposte alla recente diffida trasmessa al Presidente della Regione Siciliana dal responsabile dell’UNESCO Prof. Gianni Pugliesi, alle denuncie che provengono da autorevoli associazioni come il FAI e all’appello firmato da un nutrito numero di intellettuali di fama internazionale.

I quali probabilmente, hanno più a cuore le sorti di luoghi mistici quali sono la Valle dei Templi, il Kàos e il Parco Pirandello di quanto non l’abbiano taluni agrigentini “cosidetti illustri” che a parole dichiarano buoni propositi e di fatto agiscono nella direzione opposta.

Tenuto conto inoltre, che è largamente condivisa a tutti i livelli l’opinione – inserita come idea portante nel POR Sicilia - che la Valle dei Templi sia la locomotiva per lo sviluppo regionale, che il Parco Archeologico sia lo strumento più significativo per lo sviluppo socio economico ed occupazionale, che il Kàos sia un luogo mistico da conservare e da valorizzare, che il Porto di Porto Empedocle possa diventare il più visitato porto turistico e crocieristico del Mediterraneo.

Che di fatto in tutta l’area interessata vi è una notevole presenza di strutture ricettive “a rischio” (Hotel Dioscuri Bay Palace, Hotel dei Vescovi, Baglio della Luna e Hotel Kaòs recentemente acquisito, con un investimento di molti milioni di euro, da una compagnia internazionale che pensava di impiegare i propri denari in un posto normale) e di balneazione, nonché una remunerativa attività peschereccia e che, presumibilmente, si possano insediare nell’area dimessa cantieri di nautica da diporto.

Che da quanto risulta dai quotidiani, sembrerebbe che, recentemente, sia stato affidato dagli attuali concessionari - titolari dell’area dismessa ex Montedison (da recuperare e bonificare) all’impresa Moncada, per la realizzazione di un sistema integrato di servizi.

Alla luce delle valutazioni espresse è emersa l’urgenza di riconsiderare le scelte fin qui operate dalle società interessate (vedi piano di imbatto ambientale) e stabilire un programma: in linea con l’idea di sviluppo già individuata e, ovviamente, più adatto alle reali esigenze.

Per potere cogliere – soprattutto - le opportunità offerte dalla normativa regionale, nazionale e comunitaria e, in ultimo, dalla “Carta degli aiuti regionali” che individua le migliori politiche per le aree svantaggiate dirette a condizioni favorevoli per attrarre investimenti.

Un dibattito ampio, concentrato sull’esigenza - per raggiungere tale obiettivo e potere competere nell’ambito dell’area di libero scambio, che le politiche dell’UE con il Protocollo di Lisbona hanno stabilito per il Mediterraneo a partire dal 2010 – di puntare su asset irrinunciabili quali le infrastrutture nel senso più ampio (porti, aeroporti, ferrovie, autostrade, scuola, università) e la valorizzazione dell’impareggiabile patrimonio composto da beni culturali ed ambientali.

L’esigenza di puntare sulle infrastrutture immateriali deriva dall’assunto che non è possibile ipotizzare sviluppo in assenza di capitale umano. Si tratta, tutto sommato, di una equazione facile da definire: livelli più elevati di istruzione, maggiore competenza sono condizioni necessarie per sostenere livelli di espansione e sviluppo adeguati alle moderne esigenze.

L’Università di Agrigento, seppure nata da poco tempo, ma sviluppatasi progressivamente, avrà l’immane compito di sostenere il progetto e svolgere un ruolo significativo per diventare un luogo di studio nel campo umanistico e laboratorio per il sapere tecnico e tecnologico, funzionale alla crescita del territorio.

Un’occasione indifferibile per lo sviluppo che oggi più che mai la Provincia di Agrigento non può non cogliere tenuto conto, peraltro, che gli aiuti comunitari alle realtà obiettivo uno cesseranno con il 2013.

Scelte opportune e mirate potrebbero contribuire a creare le condizioni perché questo luogo geografico con le sue qualità ambientali , con la sua posizione, con la sua storia e la sua stratificazione culturale e archeologica, con la presenza dell’Università, con la presenza dei porti, possa assumere il ruolo - che storicamente e geograficamente gli compete - di cerniera strategica tra le due sponde del Mediterraneo.

E, possibilmente, si adoperi perché il sito riconosciuto dall’Unesco quale Patrimonio dell’Umanità, possa concorrere per ottenere l’ambita certificazione “carbon free” attraverso la quale potrà sedurre i numerosissimi viaggiatori alla ricerca dei pochissimi e ricercatissimi luoghi riconosciuti: non inquinati.

È emersa prepotentemente, tra tutti presenti, la considerazione: “come sia possibile coniugare sviluppo socio – economico, sviluppo turistico ambientale e rispetto della qualità della vita, con una struttura così pericolosa e probabilmente inquinante?”

E, pertanto, all’unanimità hanno espresso visibile disapprovazione per le deliberazioni già adottate dagli Enti e dagli organi preposti al rilascio delle autorizzazioni.

E hanno manifestato l’intenzione di volersi battere per l’affermazione di un principio irrinunciabile: che delle questioni che si riferiscono alla qualità della vita e al futuro delle comunità debbano decidere liberamente i cittadini.

Che la dignità delle persone non deve mai essere oggetto di baratto con interessi economici di tipo individuale. Pertanto risulterà estremamente utile, ovvero indispensabile consultare i cittadini attraverso un moderno ed efficace strumento di democrazia qual è il referendum.

Intanto sottopongono all’attenzione e alla sensibilità dei Sindaci, dei rappresentanti delle Istituzioni e degli Enti in indirizzo la complessità delle problematiche esposte perché possano coglierne appieno la portata.

Con l’auspicio che condividano una visibile e decisa azione diretta a promuovere le iniziative più proficue per sconfiggere l’imminente pericolo di disastro ambientale, culturale ed economico incombente sul territorio.

In attesa di conoscere la Sua opinione in merito è gradita l’occasione per inviare i più cordiali saluti.

Alessio Lattuca

CAMBIARE TUTTO PER NON CAMBIARE NIENTE. Rigassificatore che fare?

COMUNICATO STAMPA

Oggi pomeriggio nell’agenda del Consiglio comunale di Agrigento è indicata l’approvazione del Referendum comunale sul Rigassificatore. Costo previsto 100.000 euro.

Ci aspettavamo una riflessione più articolata da parte del governo cittadino sul da farsi in ordine alle azioni di lotta da intraprendere per una efficace sensibilizzazione della popolazione e degli Organi di Governo al fine di impedire la realizzazione di un impianto industriale così determinante per il futuro del nostro territorio.

Ci avevano assicurato che il caso sarebbe stato studiato dai funzionari del Comune e guidato dall’Amministrazione di governo cittadino.

Siamo delusi.

La prima considerazione è che il referendum della sola città di Agrigento non può influire concretamente sul percorso già in atto.

Anzi, non potrà far altro che determinare un fronte agrigentino differenziato da quello empedoclino, in sostanza potrebbe mettere cittadini contro cittadini. In buona sostanza, servirà a cosa?

Noi siamo stati e siamo dalla parte di coloro che credono intensamente che si debba evitare la costruzione del megaimpianto industriale e che si debba con forza proporre una via alternativa per lo sviluppo che salvaguardi il territorio e ne faccia strumento di qualificazione a dispetto della distruzione avvenuta in passato.

Se si vuole realmente cambiare modo di fare politica e di fare le cose agrigentine, allora suggeriamo all’amministrazione di governo ed al consiglio comunale quanto segue: con il sostegno di esperti legali e di programmazione del territorio ricordiamo al Comune di Agrigento che è proponibile un Referendum a carattere sovra-comunale previsto e disciplinato dallo Statuto della Provincia regionale di Agrigento (art. 73). Questo strumento di partecipazione popolare è indicato in tutti quei casi in cui si voglia influire sulle determinazioni del Piano Territoriale Provinciale, come nel caso delle scelte sulle aree produttive a carattere sovra-comunale (art. 13 l.r. n. 9/86). Il Piano Territoriale provinciale ha il potere di modificare di diritto le scelte comunali con prescrizioni specifiche. Il Comune di Porto Empedocle deve riconoscere in quel caso la supremazia della volontà popolare e del governo della Provincia di Agrigento. Nessun dubbio può esistere sul fatto che l’area del Porto di Porto Empedocle, l’area ASI e l’area ex Montedison e le altre limitrofe siano parte di una vasta area produttiva a carattere sovra-comunale.

Questo è lo strumento corretto giuridicamente e politicamente per affrontare il nodo del Rigassificatore.

Ma non basta!

Noi crediamo che non sia mai stato realizzato un vero studio progettuale e di fattibilità che interessi l’area portuale di Porto Empedocle in senso ampio e che oggi più che mai risulti poco credibile contrapporre il nulla ad una ipotesi concreta (ma di parte!) come quella presentata di un rigassificatore.

Riteniamo pertanto che in tempi brevissimi il territorio debba dotarsi di uno studio di fattibilità sull’intera area in questione che sappia intravedere i progetti di sviluppo (ed i riflessi occupazionali) assolutamente diversi dalla tardiva proposizione di uno pseudo sviluppo industriale di limitata portata.

Noi siamo pronti a spendere gratuitamente le nostre risorse umane e tecniche per questo immediato obiettivo ed abbiamo ottenuto sostegno e disponibilità anche da altre forze e LO FAREMO.

Chiediamo all’amministrazione della città se veramente intende cambiare modo di fare politica di mettersi alla testa del movimento non solo per motivi di etica: per dimostrare assieme a quanti sono veramente interessati, quali siano le reali strategie per lo sviluppo di questo martoriato e svenduto territorio!

Alessio Lattuca

Presidente MEDIT

Consorzio Nazionale per lo Sviluppo e la Tutela della Piccola e Media Impresa